Un ricordo condiviso a metà
  Lo inizio io a mo' di narrazione partecipata...
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  Ogni giorno il vento si faceva più morbido sulle scogliere arrossate
  e gli aquiloni ... scappati dai fili
  planavano negli spazi lasciati dai gabbiani vocianti in attesa.
  Dalla sua finestra lo spettacolo multicolore mattutino era sempre diverso.
  Pensava proprio che non desiderava nient'altro.
E anche se lui fosse stato lì ...
  nulla sarebbe cambiato alle sue danze nel vento della sera,
  vestita solo dei colori che il sole rifletteva sul suo corpo abbandonato alla
  gioia.
Ricordava.
Quel mattino
  era ferma alla stazione e guardava i treni sfrecciare davanti ai suoi occhi.
  Il suo viso, bellissimo e senza apparenti emozioni,
  incuriosiva i viaggiatori frettolosi che le lanciavano sguardi distratti.
  Le sue spalle reggevano il peso dei ricordi sparsi per casa
che aveva raccolto nel tempo alla rinfusa.
  Era tutto quello che aveva e che poteva toccare.
  Il resto non aveva contorni precisi
  ed era tutto in realtà molto confuso.
  Fissava i vagoni vuoti davanti a sé
e seguiva con gli occhi i binari argentati snodarsi in mezzo al cielo limpido
  di quel mattino.
  Non aveva desideri precisi ma non si sentiva per nulla inquieta.
  Una strana tranquillità si era presa cura di lei.
  Sentiva che nulla avrebbe potuto fermarla...
  che nulla avrebbe potuto cambiare la decisione presa.
  Aveva chiuso la porta di casa come ogni giorno
  ma sapeva già con certezza che quella sarebbe stata l'ultima volta per lei.
  Chi meglio di lei poteva saperlo ? Non lo aveva nemmeno avvisato.
  Che cosa contava ormai !?
  Gli aveva lasciato una foto ingiallita ... una a caso...
  risultato dei suoi vecchi esperimenti fatti con acidi strani
  per trovare effetti speciali che dessero ai visi una luce diversa.
  Sperava gli piacesse... ma se così non fosse stato
  l'avesse pure fatta a pezzetti senza paura di farsi del male.
  Aveva mille motivi e ragioni anche lui
ma lei non poteva tornare a raccogliere pezzi di bambole rotte
nelle notti agitate.
  E non poteva ogni volta far finta di niente e aprire gli scuri alle finestre
  se non aveva voglia di vedere il mattino.
  Ripensava che avrebbe rifatto ogni cosa
  salvo non scrivere più frasi d'amore sul muro.
  Né lasciargli messaggi insensati sotto il cuscino...
  né guardare il profilo di lui disegnato a matita sulla scrivania.
  Forse un sogno...
  forse un desiderio scappato da solo in una notte più lunga delle altre...
  una voglia di vento leggero sul viso... una strana insopprimibile voglia.
  E senza nemmeno girare lo sguardo ai disegni sulla parete
  decise che il momento era quello.
  Aveva lasciato ogni cosa al posto di sempre
  e chiuso la porta di casa senza alcuna emozione nel cuore.
  Le sembrava di seguire il disegno abbozzato da chissà quanto tempo
   e tenuto nascosto ai suoi stessi occhi dalla paura di sempre  
  nel cassetto segreto delle proprie emozioni.
  Ed eccola lì, adesso, in un giorno splendente di sole
  a seguire in stazione arrivi e partenze annunciate di treni
in attesa, forse, anche di un segnale dal destino.
  Aspettava.
  Ormai non aveva più fretta.
  Poteva prendere in mano i ricordi e mettere ali ai pensieri
  per ritornare al mondo di lui popolato da strani personaggi.
  Rivedere nel teatrino della sua fantasia
  storie di amori disperati...  di draghi alati e sorrisi suadenti di
  fate...
  e poi l'arrivo del vecchio mago dallo sguardo stupito
  che riportava la notte tranquilla
  a custodire la valle animata da sussulti improvvisi e strani tormenti.
  Erano anni che non ripensava ad allora. Ai giochi intorno al fuoco...
  a sgranare piselli nelle notti d'estate con la voglia di aspettare la luna
  e inventare canzoni stando distesi sull'erba bagnata.
  Pensava di aver perso memoria di questo.
Ma ora... lì... davanti ai treni in partenza
  rivedeva ogni cosa passata e si sentiva sorridere dentro.
  Erano quadri stupendi
  di un mondo che poteva far rivivere ancora con disegni sinuosi sulla carta
  e il pennello della sua fantasia che correva morbido e liscio a fissare i
  ricordi.
Sollevò lentamente lo sguardo dal marciapiede
  ... e incontrò un insolito e strano sorriso.
  Era seduto nel vagone del treno... proprio davanti a lei...
  e sembrava volesse comunicarle con lo sguardo qualcosa di sé.
  Aveva teso un filo sottilissimo a cui lei si era aggrappata.
  Ed ora eccola lì... seduta accanto a lui.
  Viaggiarono per diverse ore
chiacchierando e rincorrendo a volte in silenzio i loro pensieri
chiacchierando e rincorrendo a volte in silenzio i loro pensieri
  finché giunsero al luogo
che si rivelò per entrambi essere un  fuori programma:
  " ... al posto che sai. "
     ... e lo concludo con le parole originali
del tuo lungo, lunghissimo scritto introspettivo.
  del tuo lungo, lunghissimo scritto introspettivo.
[...]
      " Non era scritto il nome sul cartello
      
    
    
      ma abbiamo capito che quello era il posto in cui avremmo potuto
          fermarci.
      
    
    
      È bastato uno sguardo alla macchia di verde fiorita
      
    
    
      e poi, il rumore del mare lontano, ha segnato, lui solo, la via.
      
    
    
      È stato facile trovare la casa suggerita da un abitante del luogo,
      
    
    
      ricoperta di edera scura, e di fronte al bianco abbagliante, le scogliere arrossate.
      
    
    
      È qui che vivo ormai definitivamente.
      
    
    
      Tu hai lasciato la spiaggia una sera, al tramonto. Dovevi ripartire.
      
    
    
      Io ho saputo aspettare. E così, a Maggio
      
    
    
      ho potuto sentire il dolce rumore del vento
      
    
    
      portare con sé gli aquiloni di carta dai mille e mille colori.
      
    
    
      Su ogni forma allungata è narrata la storia di un amore perduto
      
    
    
      e, alla fine di Maggio, quando il vento muta la sua direzione,
      
    
    
      sulle scogliere arrossate io posso rivivere le trame segrete di
          tesori rubati,
      
    
    
      di sguardi rapiti, di desideri delusi, e di cuori violati.
      
    
    
      Con la complicità del mio cuore che batte
      
    
    
      unisco ogni piccolo sospiro di carta al filo della mia fantasia
      
    
    
      e ricreo il giardino incantato
      
    
    
      in cui mille voci raccontano insieme la loro storia d'amore.
      
    
    
      E la sera è il momento più bello del giorno
      
    
    
      quando, insieme alle ombre create dal fuoco invitante
      
    
    
      io riprendo la danza di gioia,
      
    
    
      e non so ancora che cosa succeda e come mai ciò possa avvenire,
      
    
    
      ma ogni trama riprende il suo filo segreto
      
    
    
      e si compie la storia d'amore interrotta a metà.
      
    
    
      E così si realizza pian piano anche il sogno del mio cuore
          eccitato
      
    
    
      che battendo più forte che mai segna il ritmo al mio corpo che
          balla.
      
    
    
      E ogni volta, guardando la spiaggia, ti aspetto."
    
    
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