Mondi invisibili - 4
Fu proprio da quel mosaico di forme
che lentamente … dolcemente … luminosamente
prese ad emergere - non saprei come dirlo meglio -
una nuova realtà.
Due Figure si materializzarono fuori dal non-essere.
Presero spazio nel mondo in modo spontaneo e armonioso … senza
violenza.
La prima figura … un Uomo
era avvolta da una tunica bianca che lo ricopriva
e ne svelava solo l’intensità del volto.
Era come stesse seduto su di un seggio invisibile …
il capo poggiato sul dorso della mano sostenuta dal braccio celato dalla
tunica.
Non si mosse mai.
Solo i significati del suo impronunciabile messaggio si scolpivano nel
mio essere
in una osmosi che ancora non cessa di esprimersi … fuori da ogni tempo e
spazio.
In piedi … accanto a lui … una Donna avvolta da una tunica
azzurra.
Mi guardava negli occhi.
E lo fece per tutto il tempo sorridendomi
con un incanto che ancora oggi non sono riuscito a decifrare
completamente.
Ad un tratto annuì con il capo.
In quell’assenso
stava nascosto un messaggio che solo io potevo comprendere.
Mi resi conto che gli occhi si inumidivano ... un groppo si formava nella
gola
mentre un'intensa emozione pervadeva il cuore e la mente
e L'unità dell'Essere
divenne una concreta manifesta sensazione metafisica.
La Luce… materiale… immateriale… radiante… magica…
... interna ed esterna alle cose …
fu la protagonista di quell'esperienza che durò soltanto
… un battito di ciglia ( ? )
Una ventata di aria e salsedine mi colpì sul viso.
Fu allora che sentii nuovamente il rumore della risacca sugli scogli
sottostanti.
Mi ritrovai in piedi
appoggiato con le braccia sul parapetto di cemento di fronte alla
panchina.
Le luci brillanti del golfo negli occhi
e qualche brivido che mi prendeva per il vento.
Udii la voce di mio cognato che avvicinandosi mi chiamava.
Mi vide e chissà cosa percepì
dal momento che non ebbe il coraggio di dirmi nulla
se non chiedermi se stavo bene
e che ero stato imprudente ad arrivare fino a lì con tutto quel
vento.
Era mezzanotte passata
e si stavano preoccupando perché ancora non ero rincasato.
Lo rassicurai
e con un sorriso gli porsi il sigaro rimasto che avevo nel
taschino.
Lo accese e ne aspirò soddisfatto una boccata.
Sì … perché lui fumava soltanto di nascosto.
Ci riavviammo a passo spedito verso casa
e prima di imboccare la curva che ci avrebbe tolto dalla visuale la
panchina e lo spiazzo
girai la testa per dare un ultimo sguardo al luogo e al cielo
sovrastante.
L’Orsa Maggiore ormai alta nel cielo appariva più grande che mai.
Scintillavano le stelle.
Una in particolare risaltò ai miei occhi.
🌟
Una volta rincasato non raccontai nulla
e dovetti pazientemente sorbire gli attesi amorevoli rimproveri
coniugali
che accolsi come fossero l'augurio della " buona notte "
Coricato e finalmente rilassato
ripensai a quel " vissuto " e alla sua
dimensione temporale
facendo non poca fatica a prender sonno.
Da quella notte non fui più lo stesso di prima.
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