Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

T. de Chardin :
" Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "

SAPERE AUDE ! ET SI OMNES EGO NON

giovedì 30 marzo 2023

Il consiglio dei Sufi

Il consiglio dei Sufi


Un re passeggiava per le strade della sua città in compagnia di alcuni notabili della sua corte.
Lungo la strada, si avvicinò un Sufi errante. che alla vista del corteo reale esclamò :
« Darò un buon consiglio a chiunque di voi miei nobili signori
è disposto a ricompensarmi con denaro. »
Il Re incuriosito, fece fermare il suo corteo e disse :
" Abdal, qual'è il buon consiglio che saresti disposto a darmi in cambio di denaro ? "
« Mio signore - rispose l'Abdal - ordina che mi sia consegnato del denaro
e io ti darò il consiglio immediatamente. »
Il re diede l'ordine sperando di ascoltare qualcosa di stupefacente.
Il Sufi dopo aver soddisfatto la sua richiesta, disse :
« Questo è il mio consiglio : non cominciare mai nulla
prima di aver riflettuto su quali saranno le sue conseguenze. »

Davanti a queste parole, i nobili e tutti i presenti scoppiarono in sonore risate,
dicendo che il sufi era stato furbo a chiedere il denaro in anticipo.
Però il re disse :
" Non avete nessun motivo per burlarvi del saggio consiglio del Sufi,
nessuno ignora il fatto che bisogna riflettere prima di intraprendere qualsiasi cosa.
È indubbio, che ogni giorno siamo colpevoli di non ricordarlo
e le conseguenze spesso sono nefaste.
Apprezzo molto il consiglio di questo Sufi. "

Fu così che il re per ricordarsi sempre del buon consiglio ricevuto,
ordinò che fosse scritto sulla parete in caratteri d'oro.

Tempo dopo, un suo funzionario concepì un intrigo per ucciderlo.
Istigò il medico di corte con la promessa di farlo primo ministro
se fosse riuscito a iniettare del veleno nelle vene del re durante la pratica del salasso.

Al momento di estrarre il sangue, il chirurgo pose ai piedi del sovrano una bacinella
e alzando lo sguardo vide la scritta incisa nella parete.
- Non cominciare nulla se non sei certo delle conseguenze -
.
Fu in quel momento che il medico capì che qualora il cortigiano fosse diventato re
la prima cosa che avrebbe fatto era quello di eliminarlo per non lasciare testimoni.
Il re si accorse che il chirurgo tremava, e gli chiese il motivo
e questi gli raccontò tutta la storia della cospirazione.

L'intrigante fu catturato, e il re convocò tutte le persone che erano presenti
quando il Sufi aveva dato il buon consiglio e disse loro :
" Adesso ridete ancora del Derviche ? "

Surya - Demetra.org


mercoledì 29 marzo 2023

L'inganno delle democrazie

 L'inganno delle democrazie

Sincerità o affidabilità ?

« La Storia non è una Scienza perché mai nulla si ripete nella Storia »


De tranquillitate animi

De tranquillitate animi

« È importante sapersi ritirare in se stessi :
un eccessivo contatto con gli altri, spesso così dissimili da noi
disturba il nostro ordine interiore, riaccende passioni assopite
inasprisce tutto ciò che nell’animo vi è di debole o di non ancora perfettamente guarito.
Vanno opportunamente alternate le due dimensioni della solitudine e della socialità :
la prima ci farà provare nostalgia dei nostri simili, l’altra di noi stessi;
in questo modo, l’una sarà proficuo rimedio dell’altra.
La solitudine guarirà l’avversione alla folla, la folla cancellerà il tedio della solitudine. »
- Seneca -

lunedì 27 marzo 2023

Salute e medicina secondo Platone

Salute e medicina secondo Platone


I mali del corpo e i mali dell’anima

L’uomo non è solo un insieme di organi in una unità di corpo, é qualcosa di più.
L’intero dell’uomo non si riduce all’intero del corpo,
perché le sue facoltà di intendere e di volere
postulano un’altra fonte da cui derivano, la psyché, l’anima.


Ecco, allora, la novità che Platone vuole introdurre nella medicina dei Greci,
mettendola in bocca a Socrate,
che finge d’averla imparata da un medico tracio mentre si trovava al campo militare,
e “riporta” le parole stesse dell’immaginario medico.
Va ricordato qui che i medici traci si dicevano discepoli di Zalmosside,
elevato agli onori divini per la sua straordinaria capacità di guarire,
e addirittura di evitare la morte :
« Zalmosside, il nostro re che è anche un dio, afferma che,
come non si devono curare gli occhi.
Senza prendere in esame la testa, né la testa indipendentemente dal corpo,
cosi neppure il corpo senza l’anima
e che questa sarebbe la ragione per cui ai medici greci
sfugge la maggior parte delle malattie,
poiché essi trascurerebbero di prendersi cura della totalità dell’uomo,
senza la cui piena salute non è possibile che la singola parte sia efficiente.
Infatti, tutti i mali e i beni per il corpo e per l’uomo,
nella sua interezza, nascono dall’anima

Ecco allora che l’incantesimo, la formula magica che cura l’anima,
altro non 
è se non il discorso filosofico, che dà all’anima salute
facendole conoscere e 
mettere in atto la temperanza,
quella regola morale del giusto mezzo
che insegna all’uomo a evitare, in tutte le cose, il troppo e il troppo poco.
Si tratta in breve di raggiungere un equilibrio spirituale,
da cui dipende la salute in tutti i sensi.


Nella parte finale del Timeo, in cui tratta, non più in chiave provocatoriamente ironica, ma in modo analitico, delle malattie e delle loro cause, Platone ribadisce la sua tesi di fondo: le malattie del corpo (cosi come quelle dell’anima) derivano sempre da uno squilibrio, che porta a una situazione contro natura, vale a dire all’instaurarsi di un eccesso o di un difetto degli elementi. La cura dovrà dunque consistere nel riportare equilibrio, eliminando gli eccessi e i difetti, e ristabilendo in tal modo la giusta misura nelle parti come nell’intero.

Mente sana in un corpo sano

Platone dà eccezionale importanza alla ginnastica. La celebre massima che tutti conosciamo nella sua versione latina - mens sana in corpore sano - trova in realtà in Platone la sua giustificazione più radicale e globale. Alcuni dei mali peggiori nascono proprio dallo squilibrio fra corpo e anima :

« Per la salute e le malattie, le virtù e i vizi, nessuna giusta misura o mancanza di misura risulta essere maggiore di quella dell’anima stessa in rapporto con il corpo. [. ..] Di queste cose noi non ci occupiamo, e non ci rendiamo conto del fatto che, quando una forma corporea piuttosto debole e piuttosto piccola, porti un’anima forte e grande per ogni rispetto, cosi pure quando queste due realtà siano unite in modo contrario, il vivente nel suo intero non risulta bello. Infatti, risulta essere privo proprio delle giuste misure più importanti. Invece, ciò che si trova nella condizione opposta a questa, fra tutti gli spettacoli risulta essere il più bello e il più piacevole per chi sa guardarlo.»

Va ricordato qui che Platone ritiene la ginnastica e il maestro di ginnastica superiori alla medicina e al medico. Infatti, la ginnastica ha come scopo primario quello di mantenere la salute del corpo con i giusti esercizi, e, quindi, gli evita il più possibile le malattie e lo fa diventare sempre più bello ; mentre la medicina interviene solo quando si sono già contratte le malattie, cercando di eliminarle: nel tempo e nel valore viene quindi dopo la ginnastica.

False arti curative e abuso di farmaci

In questo ambito Platone si esprime davvero senza giri di frasi o mezze misure, e le sue accuse alle subdole e false arti che, con allettanti lusinghe, ingannano gli uomini sostituendosi alla medicina e alla ginnastica, sono sferzanti.

« Sotto la medicina » scrive nel Gorgia « si è insinuata la culinaria, la quale simula di conoscerei cibi migliori per il corpo, al punto che, se un cuoco e un medico dovessero sostenere una gara in mezzo ai fanciulli, o in mezzo a uomini senza senno come i fanciulli, al fine di stabilire chi dei due si intenda dei cibi buoni e dei cibi dannosi, [..] il medico morirebbe di fame. […] Sotto la ginnastica, allo stesso modo, [si insinuò l’arte] dell’ agghindarsi, malefica, ingannatrice, ignobile e servile, la quale inganna con esteriori apparenze, colori, lisciature e vesti, al punto da far si che, tratti a seguire una bellezza falsa, si trascuri la bellezza autentica, quella che si ottiene per mezzo della ginnastica.»

Non meno chiara è chiaramente espressa e la sua posizione sull’uso delle “terapie d’urto”, sull’abuso di farmaci. Quando le malattie sono gravi bisogna intervenire subito per curarle, ma quando non lo sono, bisognerebbe lasciarle svolgersi secondo il loro ciclo che ha tempi ben determinati. Infatti le terapie d’urto contro queste malattie possono provocare più danni che benefici.

« Le malattie, qualora non comportino gravi pericoli, non si devono molestare con farmaci. Infatti, ogni decorso di malattia ha una somiglianza con la natura degli animali, in quanto anche la costituzione di questi si produce avendo in sé tempi determinati di vita per tutto quanto il genere animale, e anche ciascun animale nasce ricevendo da natura un tempo di vita stabilito dal destino, a parte quei casi che dipendono dalla necessità [...]. E il medesimo carattere è proprio anche della costituzione delle malattie. Quando qualcuno, al di fuori del ciclo di tempo destinato, cerca di eliminarle, mediante le medicine, allora da piccole malattie di solito ne derivano grandi, e da poche molte. Pertanto tutte queste cose bisogna governarle con regimi di vita, nella misura in cui ci sia tempo a disposizione, e non bisogna far ricorso a medicine e irritare un male difficile.»

Tratto da
I valori dimenticati dell’occidente
 di G.Reale
Ed. Bompiani

domenica 26 marzo 2023

Ipocrisie guerrafondaie

 Ipocrisie guerrafondaie

Aveva Capito Tutto Lo Diceva
( recitando )

- 12 -



Una lezione di vita per i moderni democratici
" moralmente elevati " fino a quando non gli si tocca il portafoglio.

 Un monologo stupendo meritevole di un Oscar.

sabato 25 marzo 2023

O mio babbino caro

O mio babbino caro

Gianni Schicchi

L'invocazione di Lauretta



Soprano : Agnieszka Sokolnicka

O mio babbino caro  ♪  Mi piace è bello, bello
Vo' andare in Porta Rossa  ♪  A comperar l'anello !
Sì, sì, ci voglio andare !  ♪  E se l'amassi indarno
Andrei sul Ponte Vecchio  ♪  Ma per buttarmi in Arno !
Mi struggo e mi tormento  ♪  O Dio, vorrei morir !
Babbo, pietà, pietà
Babbo, pietà, pietà

-  Compositori: Giacomo Puccini / Lojeski -
Testo di Gianni Schicchi © S.I.A.E. Direzione Generale

A.I. senza limiti

 A.I. senza limiti


Alcuni giorni fa 
l’allarme di Kissinger
che ha messo in guardia sui pericoli derivanti dallo sviluppo incontrollato
dell’Intelligenza artificiale.
« È possibile che la storia dell’uomo in questo momento
appaia simile a quella di quando gli Incas furono posti di fronte a una cultura spagnola
incomprensibile e sconcertante ? »

Un inquietante articolo di Ezra Klein, sul New York Times del 12 marzo, rincara la dose.
Questo l’incipit :
Nel 2018, Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Google
noto per non essere esagerato – ha dichiarato :
« L’intelligenza artificiale
è probabilmente la cosa più importante su cui l’umanità abbia mai lavorato.
Credo che sia qualcosa di più importante dell’elettricità o del fuoco. »

L’A.I. e il suo potenziale distruttivo

« Intelligenza artificiale è un termine generico, e lo capisco in modo approssimativo.
Non sto cercando di descrivere l’anima dell’intelligenza
[cioè la sua autocoscienza, le interazioni con il singolo uomo e altro,
vedi l’articolo di Noam Chomsky citato a fine nota ndr]
ma la trama di un mondo popolato da programmi simili a ChatGPT […]
che modelleranno o governeranno gran parte delle nostre vite.
Tali sistemi sono, in larga misura, già presenti.
Ma quello che arriverà a breve farà sembrare quelli attuali dei giocattoli.
Perché quel che è più difficile da prevedere nell’A.I. è la curva di miglioramento. »
👇

Così è piaccia o non piaccia

Così è piaccia o non piaccia

Il padre

La madre                 i figli

Punto

È chiaro il concetto ?

lunedì 20 marzo 2023

Etica esponenziale

Etica esponenziale

Un giorno chiesero al grande matematico arabo Al-Khawarizmi
la sua opinione riguardo il valore dell'essere umano.
Così rispose :

« Se ha Etica, allora il suo valore è 1.
Se in più è intelligente, aggiungete uno 0 e il suo valore sarà 10.
Se è ricco, aggiungete un altro 0 e il suo valore sarà 100.
Se, oltre tutto ciò, è una bella persona
aggiungete un altro 0 e il suo valore sarà 1000.
Però, se perde l'1, che corrisponde all'Etica
perderà tutto il suo valore perché gli rimarranno solo gli zeri. »

Abbi il coraggio di conoscere !

Abbi il coraggio di conoscere !



È una delle esortazioni latine che impattano con maggiore violenza in questi tempi
così poveri di valori umani, di saggezza e conoscenza.
Non è un caso, infatti,
se la convulsa società postmoderna nella quale ci troviamo costretti a vivere
è contraddistinta da un costante processo di delega,
 che prende il via dalla prima età della ragione
e si conclude al tramonto della nostra vita.

Man mano che cresciamo,
veniamo invitati a delegare le nostre facoltà intellettive, emotive, economiche,
politiche, sanitarie e sociali ad un elemento terzo,
che si ripromette di gestire nel migliore dei modi
ciò che il singolo viene reputato incapace di amministrare correttamente.
Accade così che, al primo problema di coppia,
corriamo dal terapeuta a raccontare i dettagli della nostra vita intima,
con la speranza che la solenne figura professionale
si trasformi in una sorta di Cupido,
in grado di far scoccare la scintilla di un amore mai sbocciato.

Non appena cominciamo a percepire una piccola rendita fissa,
ecco manifestarsi alla nostra porta investitori, assicuratori, broker e consulenti,
ai quali deleghiamo il nostro piccolo patrimonio,
confidando di veder sorgere nel nostro giardino
la proverbiale pianta di fagioli magici.
Deleghiamo le nostre opinioni al giornalista di turno, il nostro sapere
a chi ci ha farcito il cervello come un tacchino ripieno,
deleghiamo persino il nostro corpo alla casa farmaceutica
che promette di proteggerci e guarirci in cambio dei nostri risparmi.

Noi umani della classe moderna deleghiamo tutto e tutti,
fino al punto che anche una fake news, se ci arriva bella e pronta
... ci crediamo !
Non esiste ormai un solo aspetto della nostra vita
che non si trovi condizionato dalla presenza di un esperto
( spesso sedicente tale )
in grado di guidarci verso l’utilizzo delle nostre funzioni.
Stretti nella morsa del terrore di sbagliare, di fallire, di provare dolore,
preferiamo cedere a qualcun altro le sorti della nostra quotidianità,
con l’unica consolazione che, qualora le cose si dovessero mettere male,
quantomeno avremo qualcuno da incolpare per le nostre misere sorti.

Se fino a pochi decenni fa, il processo di delega perenne
investiva, tuttavia,
principalmente gli aspetti materiali e pratici delle nostre vite,
la nascente distopia orwelliana
sta ormai assorbendo anche le nostre facoltà intellettive.
Pensare, studiare e conoscere
ci appaiono ormai alla stregua di attività rischiose,
quasi quanto nascondere i soldi sotto il letto di casa
o guidare un’automobile senza aver prima preso la patente.


Se provassimo a conoscere il mondo con i nostri occhi, senza il filtro della perenne propaganda bipartisan che ammorba le nostre vite, correremmo infatti il rischio di scoprire come lo specchio in cui ci rimiriamo al mattino risulti deformato e distorto. L’immagine che le nostre misere certezze ci rimandano è diventata ormai troppo importante per la nostra serenità e la sola idea di metterla in crisi ci fa sentire smarriti e attoniti.

Come eterni infanti, ci consultiamo con il nostro maître à penser preferito, per sapere quale opinione dobbiamo farci e per conoscere tutti i dettami dell’ortodossia imperante, ai quali dobbiamo silenziosamente adeguarci. Cerchiamo la verità nelle parole di chi dispensa dottrine per mestiere e ci abbeveriamo alla fonte della conoscenza solo quando il pastore ci fa cenno, con la sua mano benevola, di avvicinarci alla sorgente perché l’acqua è potabile.

Persino quando le “verità” diffuse dai media (e dal loro immancabile esercito di esperti improvvisati) contrastano apertamente con la nostra più comune esperienza e con il buon senso, fatichiamo a staccarci dalle “versioni ufficiali” del momento e corriamo a nascondere la testa sotto la sabbia per non guardare la luce del sole.
Il filosofo e scrittore tedesco Ernst Jünger sosteneva a gran voce che la civiltà della tecnica e dell’automatismo avrebbe paradossalmente generato un’epoca in cui la sapienza dell’uomo comune, incontrato per strada o su di un autobus, avrebbe superato di gran lunga quella degli esperti e delle loro dottrine, avulse da ogni contatto con la realtà.

Come in un’antica profezia, quell’epoca si è ormai manifestata da tempo, senza che ce ne accorgessimo, mentre rimaniamo prigionieri di formule senza senso e algoritmi disumani che contraddicono apertamente tutto quanto possiamo osservare con i nostri occhi e toccare con le nostre mani. L’unica strada per preservare la nostra umanità, di fronte al costante processo di automatizzazione, fondato sulla delega e sul culto della tecnica, è quella che conduce in direzione di una conoscenza autentica, pura e cristallina, proprio perché non mediata e non filtrata. Sapere Aude !

« L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza ! È questo il motto dell’Illuminismo.»

Nella sua battaglia per portare la luce nelle tenebre dell’ignoranza e del dogma, sosteneva il filosofo tedesco Immanuel Kant che l’essenza stessa dell’Illuminismo risiede nel coraggio di fare buon uso del nostro intelletto, di avere l’audacia di conoscere. Il nostro intelletto, se solo venisse impiegato senza timore, potrebbe da solo spezzare via tutte le catene che ci tengono ancorati alla paura perenne in cui ci troviamo a vivere.
Cercare di conoscere la realtà per quello che è davvero (e non per quello che vorremmo che fosse) ci conduce in direzione di un processo di liberazione da tutti gli oscurantismi che, fin dall’alba dei tempi, ci relegano a una condizione di subalternità nei confronti del potente di turno.

Per conoscere, scoprire e sapere occorre coraggioSapere Aude ! – perché ogni conoscenza porta in dote il rischio di una forte delusione, di isolamento sociale e di quel vuoto che ci attanaglia quando ci rendiamo conto di essere stati ingannati e manipolati.
La paura è parte integrante del processo di conoscenza, perché conoscere significa essere disposti a rinunciare alle nostre comode certezze e mettere in crisi quel sistema di pensiero che finge di sorreggerci in ogni piccolo passo che compiamo nel corso della nostra vita.

La conoscenza segna l’inizio di una metaforica “maggior età” della nostra vita interiore, e quando iniziamo a conoscere e ad usare il nostro intelletto, percepiamo come superflui i consigli civici su ciò che è “giusto o sbagliato”, “buono o cattivo”. Conoscendo e sperimentando la realtà diventiamo padroni di noi stessi, ci riappropriamo di ciò che è nostro per diritto di nascita e che nessun governo può sottrarci: la facoltà di guardare in faccia la realtà e di sviluppare una visione del mondo che sia nostra e nostra soltanto; priva di inquinamento, retorica e manipolazione. Conoscere non significa, ovviamente, poter maneggiare in breve tempo ogni disciplina con la precisione e la sapienza degli esperti, ma significa avere l’umiltà di usare l’intelletto per discernere ciò che è utile per noi, da ciò che palesemente non lo è.

Conoscere vuol dire "pesare" le parole del sacerdote, del sedicente ricercatore, del politico e del giornalista alla luce di ciò che possiamo vedere e di ciò che sappiamo, perché lo abbiamo imparato scoprendo, cercando, combattendo la nostra battaglia contro il dogma e l’oscurantismo.
Quando facciamo buon uso delle nostre facoltà, affermiamo con forza la nostra natura umana, perché, se sicuramente possiamo (e dobbiamo) delegare molte delle nostre funzioni a chi ne sa più di noi e non possiamo pretendere di trasformarci in medici, avvocati o assicuratori dalla mattina alla sera, esiste qualcosa che resterà per sempre esente da ogni possibile delega.
Esiste qualcosa dentro di noi che non può essere ceduto a nessun prezzo, né demandato per procura: quel qualcosa è il coraggio di conoscere, pensare e sviluppare opinioni indipendenti.
Sapere Aude. Appunto.

- Tragicomico - 28 Giugno 2022


sabato 18 marzo 2023

L'infodemia e lo spazio del sacro

 L'infodemia e lo spazio del sacro


I primati, a cui l’uomo appartiene, sono una specie particolare.
Non sono solitari come l’orso, ma neppure gregari come i bufali africani.
Tutti gli studi antropologici indicano che la condizione ideale per l’uomo,
quella per cui è geneticamente programmato
è di vivere in piccole comunità che non devono superare il numero di 150 membri
( sembra sia stata la misura di moltitudine anche per i Neandertal ).
Oltre questo numero
il nostro cervello percepisce gli elementi eccedenti come estranei
e perfino come ostili, come potenziali nemici.
Va da sé che la civiltà ( che è civiltà urbana perché nasce con i polis )
ha costruito un ambiente del tutto inadatto alla nostra specie,
che pone il nostro cervello in una situazione di continuo allarme e stress
con tutto ciò che ci circonda, esponendolo a una serie di conseguenze negative.
Per fortuna, la ragione con cui siamo dotati
interviene ed impedisce che ci si prenda a pugni da mattina a sera,
ma i nostri bisogni istintivi di spazio e di esclusività
rimangono quelli iscritti nei nostri geni.
- Marco Pelizza -

💢

In una società globale ed iper-connessa, l’esistenza umana si svolge nella continua ricerca di equilibrio fra il bisogno di gregarietà e il bisogno di solitudine, fra la paura di non esserci in mezzo agli altri (fear of missing out) e la repulsione del rumore mondano che logora ogni spazio – interiore ed esteriore – di sacralità. Similmente alle abitudini associative dei Neandertal, anche Bauman stabilisce a 150 il limite massimo di persone che ognuno di noi potrà conoscere mediamente bene nel corso della propria vita, di cui solo pochi potranno essere definiti veri amici. Tutte le altre persone, incontrate in varie circostanze per studio, divertimento, lavoro o altre occasioni, a prescindere se di impatto positivo o negativo, resteranno delle semplici comparse. Questo vale sia per il mondo reale che per quello virtuale, trattandosi di due dimensioni speculari e/o complementari, anche se sostanzialmente diverse. Ad ogni modo, il bisogno di equilibrio richiede che l’individuo valuti in ogni situazione la quantità giusta di interazioni affinché possa far convivere la propria unicità con l’esigenza di comunicare e di identificarsi con l’insieme, senza trasformarsi in un mero ripetitore automatico di contenuti altrui e comportamenti di gruppo. Da cosa possiamo dedurre la necessità di applicare un limite alle nostre interazioni/relazioni ?

Anche non sapendo nulla di sistemi vitali e scale di grandezza, possiamo notare che la quantità porta sempre un peggioramento della qualità, e non viceversa. Si potrebbe obbiettare che essere contornati da una maggiore quantità di persone, e magari con una circolazione degli scambi più veloce, aumenterebbe matematicamente la probabilità di “pescare”, di trovare il raro e l’eccezionale. Si, ma questo non dovrebbe valere per la mera quantità numerica, che non necessariamente garantisce una buona varietà/diversità, e in ogni modo la quantità richiede al nostro cervello un maggiore sforzo di selettività, ma i casi fortunati non sono mai dovuti allo sforzo selettivo, bensì alla pura casualità. Per esempio, avere tanti contatti su una piattaforma come il Fb non fa aumentare la percezione di originalità, ma al contrario – fa aumentare la probabilità che si veda lo stesso meme o la stessa citazione più volte, o la stessa fake news, magari prodotta appositamente dal mainstream per tenere occupati gli utenti, o la stessa dichiarazione idiotica di uno dei soliti personaggi pubblici, usata come argomento di confutazione da chi non si rende conto che, citando tali personaggi, non si ottiene la loro demolizione, ma la loro maggiore visibilità e promozione, amplificando in questo modo la stupidità come esempio e fattore di contagio. Con la virtualizzazione di quasi tutti gli aspetti della vita, e quindi con l’acquisizione di nuove abitudini e misure di grandezza, l’eccedenza dei contatti, nel virtuale come nel reale, non viene più percepita come qualcosa di minaccioso ed ostile, ma come un sistema compulsivo e inconsapevole, che amplifica la minaccia del vero nemico, che è l’informazione tossica. Le leggi della comunicazione non possono esimersi dalla logica del sistema economico che la sovrintende, e in un sistema aperto e bulimico l’informazione, e quindi la rispettiva discussione degli accadimenti, subisce la dinamica della osmosi e si satura di tutti gli stimoli esterni in pochissimo tempo, a volte il tempo di poche ore. Se noi riuscissimo a chiudere un po’ il nostro spazio personale alla comunicazione mediatica e ai fiumi d’informazione inutile che ci riversa addosso, riusciremmo a ricreare dentro di sé il senso dello straordinario e dell’artistico, a discapito del mondo esterno ? Il senso di sacro della nostra interiorità dovrà essere molto potente per resistere alla pressione della realtà esterna, la quale, grazie al continuo emergenzialismo, è sempre più forte e fa sì che ogni cosa nuova e sconosciuta, che cerchiamo di coltivare, prima o dopo svanisca nella sua unicità. L’accelerazione del cambio di un prodotto di mercato, ossia l’obsolescenza, vale anche per i prodotti/ gli argomenti della comunicazione di massa, ma in qualche misura riflette anche nel mondo interiore di ognuno di noi, dove, a prescindere dal numero e la selezione dei nostri contatti e relazioni, un invadente e pressante esterno cattura e stimola in modo artificiale il nostro interesse, per far ricadere ogni evento e ogni argomento nel dimenticatoio e sostituirlo con il successivo, creando una reattività compulsiva e un continuum senza memoria, privo di vera condivisione e dell’intensità del vissuto.

- Zory Petzova- 8 Dicembre 2022


venerdì 17 marzo 2023

Trasformazioni tribali

Trasformazioni tribali

« Siamo diventati tribali, arrabbiati, vendicativi;
demonizzando
e considerando coloro che non hanno accettato una politica sanitaria come paria
tanto da negargli un posto in ospedale.
Trattiamo bene le persone che assumono droghe di loro scelta,
le portiamo in ospedale, salviamo la loro vita, perché siamo compassionevoli,
perché vogliamo che le persone vivano.
Questo è cambiato ... 
È diventato : “ devi morire perché non ti sei piegato.
Abbiamo perso la compassione : e questo è incredibilmente pericoloso. »

Dall’intervista di Tim Robbins a Russel Brand

« Ho iniziato ad istruirmi e ad aprire la mente. »

È purtroppo ancora raro 
constatare come una celebrità ammetta di essersi sbagliato
sull'isteria del COVID.
La testimonianza di un attore liberatosi dal gregge di appartenenza
capace finalmente di pensare liberamente
uscendo dalla cosiddetta norma
per giungere alle sue conclusioni basate sui fatti.

Mai dare per scontato
che chi governa lo faccia per i tuoi interessi.

Lagnanze ingiustificate

Lagnanze ingiustificate

Perché ci lagniamo della natura ?
Si è comportata generosamente: la vita, se sai usarne, è lunga.
Ma, uno è in preda a un’avidità insaziabile,
uno alle vane occupazioni di una faticosa attività;
uno è fradicio di vino, uno è abbrutito dall’ozio,
uno è stressato dall’ambizione, che dipende sempre dal giudizio altrui;
uno, dalla frenesia del commercio,
è condotto col miraggio di guadagni, di terra in terra, di mare in mare;
alcuni, smaniosi di guerra,
sono continuamente occupati a creare pericoli agli altri o preoccupati dei propri;
c’è poi chi si logora in una volontaria schiavitù, all’ingrato esercizio dei potenti;
molti non pensano che ad emulare l’altrui bellezza o a curare la propria;
i più, privi di bussola, cambiano sempre idea,
in balia di una leggerezza volubile e instabile e scontenta di sé;
a certuni non piace nessuna meta a cui dirigere la rotta,
ma sono sorpresi dalla morte fra il torpore e gli sbadigli,
sicché non dubito che sia vero
ciò che in forma di oracolo si dice nel più grande dei poeti :
Piccola è la parte di vita che viviamo.
Sì, tutto lo spazio rimanente, non è vita.
- Seneca -

martedì 14 marzo 2023

Effetti sanitari generazionali

Effetti sanitari generazionali


In 16 regioni italiane su 20
 le prestazioni mediche in regime privato hanno superato quelle nel pubblico.
Un italiano su 10 ha rinunciato a curarsi per impossibilità economica.
La silent generation, con la quinta elementare ed emergendo da un paese in macerie,
ha costruito probabilmente il miglior servizio sanitario nazionale del mondo.
Perché in una nazione civile e moderna
tutti devono essere curati gratuitamente e nel miglior modo possibile.
Per sempre.
Cinquant'anni dopo, i loro nipoti, tutti col PhD * e il C1 d'inglese **
se lo sono fatto portare via da sotto il naso senza aprire bocca.
Troppo impegnati a combattere il patriarcato nelle serie tv
e a ridere ai post di "adotta anche tu un analfabeta funzionale".

- Tommaso Moscardini -

💢

Richiami

* Dottore in Filosofia
( il più alto titolo accademico rilasciato da una Università )

** C1 : Effective Operational Proficiency - Livello di conoscenza linguistica
Uso della lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali ed accademici.
Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi,
mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.

domenica 12 marzo 2023

14 Euro di presa per il c..o

14 Euro di presa per il c..o

Scusate la volgarità ... ma quanno ce vo' ce vo'


Contrappunto

👇

Panino con salame brianzolo e cotto di qualità
confezionato in salumeria :
 
Euro 4,00

Novel Food

Novel Food


Al momento la Ue - evidenzia Coldiretti -
ha già autorizzato per la vendita, come cibo da portare in tavola
oltre ai grilli domestici
la larva gialla della farina ( Tenebrio molitor ) e la Locusta migratoria.
"Al di là della normale contrarietà degli italiani verso prodotti lontanissimi dalla cultura nazionale, l'arrivo sulle tavole degli insetti - conclude la Coldiretti
solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico
ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione
e sulla stessa provenienza e tracciabilità considerato
che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue
come il Vietnam, la Thailandia o la Cina
da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari. "

Fonte: Rainews

Approfondimento da altra fonte

👇


Tutto questo a supporto dell'annullamento di fatto della persona
desiderato dalla crema elitaria e spocchiosa di Davos.
Concetti occultati nelle dichiarazioni fuorvianti 
ribadite con supponenza proprio in questi giorni :
chi vorrà sopravvivere nel loro agognato Nuovo Mondo
... oltre a nutrirsi delle loro porcherie
e soccombere ai loro farmaci e vaccini ...
dovrà accettare di trasformarsi di fatto in una batteria o una dinamo
impiegando persino la propria energia cerebrale
al servizio della loro rete neurale governata dall'intelligenza artificiale.

Questi demoni ( perché tali sono nell'anima )
 vanno combattuti da ogni uomo o donna degno di questo nome
e messi alla gogna fino alla loro definitiva scomparsa.

Diversamente ...

giovedì 9 marzo 2023

Vivi tra i morti

Vivi tra i morti

Rimpossessarsi del nostro tempo


Sovente lo specchio è impietoso.
Una ruga più marcata,
le occhiaie più profonde, un capello bianco laddove, appena ieri, non c'era.
Ma non è questo, in realtà, ciò a cui dovremmo prestare più attenzione.
 Osservando a fondo la nostra immagine riflessa, infatti
i nostri occhi appaiono talvolta spenti.
Scavati, vitrei, privi di slancio, affaticati oltremisura da ritmi forsennati,
impegni gravosi, giornate che sembrano corte ed al contempo interminabili.
Non osserviamo più quel che ci circonda.
Tutto appare meccanico, preconfezionato, organizzato da altri,
annegato in una coltre nebbiosa che tentiamo invano di afferrare, di far nostra,
che ci disorienta mentre anneghiamo nella sua tragica tranquillità,
che ci conduce, come banchi di pesci trainati dalla corrente,
nella letargia più completa dell'anima.
Nulla sembra farci più effetto, niente pare emozionarci o stupirci,
eppure la vera bellezza,
la più squarciante meraviglia è spesso lì, a portata di mano.
Il sorriso ed i progressi dei nostri figli,
la fulgida luce che emana la loro semplice presenza,
la coesione e l'amore della famiglia, l'affetto sincero di un amico,
sono beni preziosi, irrinunciabili, rari nella loro semplicità,
uno spiraglio di verità nella menzogna imperante,
un appiglio nelle sabbie mobili che ci circondano.
 È fondamentale perciò, tra i miasmi del mondo moderno,
ritrovare noi stessi, ritornare agli affetti,
viaggiando magari a velocità più ridotta, riscoprendo l'otium caro ai nostri avi,
ricercando lo straordinario nel quotidiano,
depurandoci, il più possibile, dalle tossine di un sistema
che pretende tutto e restituisce pochissimo, che ci spinge ad essere monadi isolate,
inchiodate ad un folle metaverso,
che toglie aria pulita e mette sottovuoto la nostra esistenza.
Rimpossessarsi del nostro tempo è, oggi, un atto rivoluzionario.
Deve essere, a tutti i costi, un obiettivo essenziale,
un imperativo categorico da mettere immediatamente in atto,
una tappa obbligata per non smettere di crescere e mantenersi vivi tra i morti.
Non c'è, realmente, lusso più grande che potremmo concederci.

W.I.