Scienza e ignoranza
« L'uomo si pone sulla via della scienza come un viandante
incamminato lungo una strada che non sa dove porta e che non sa quando termini.
E così senza sapere dove egli vada a finire, affannosamente marcia.
Come preso da ebbrezza per il suo stesso andare, egli non vede più nulla attorno a sé
e, proprio come travolto da questa ebbrezza
egli è presto costretto a proseguire senza tregua.
La visione scientifica accentra il mondo in tale costrizione e in tale cecità
e così si illude di aver esaurito nel suo atteggiamento
tutte le possibilità del nostro esser come valore rispetto alle cose.
Ogni altro atteggiamento viene definito come "ignoranza".
Ma scienza e ignoranza, in verità, sono due polarità ben determinate
i due versi opposti di un'unica direzione, di un'unica retta
giacente di traverso alla direzione naturale e originaria della vita
intesa nella sua maggior pienezza, realtà e integralità.
È assolutamente errato il pensare che tutto ciò che non è scienza sia ignoranza
questa essendo precisamente il verso opposto della stessa scienza.
E, come definita è la faccia della scienza
così altrettanto definita è la faccia contraria, dell'ignoranza.
(...)
Tale chiarificazione è fondamentale
poiché attualmente la presunzione è pari alla scemenza:
tanto che, con disinvoltura, e - quel che è peggio - con convinzione
non solo si chiama ignoranza
tutto ciò che può essere spostato progressivamente verso la scienza
con semplici successive variazioni in più di scienza
e corrispondentemente in meno di ignoranza
ma si pretende di qualificare come ignoranza
tutto ciò che alla scienza e irriducibile ed estraneo in modo essenziale ed assoluto.
Tale quella sapienza che lampeggia nelle antiche tradizioni;
tale ogni esperienza trascendente; tale la nuda primitività di ogni essenza e di ogni origine;
tale lo stesso senso della natura.»
D. Rudatis - 1930